sabato 14 ottobre 2017

Schiava Grigia Cantina di Cortaccia: leggiadro garbo Enoico altoatesino

Avete voglia di gustare un Vino rosso che punta tutto sulla finezza del suo equilibrio organolettico, immediatezza di beva e ottima versatilità gastronomica? Se la risposta è affermativa, allora proseguite nella lettura: la Schiava Grigia della Cantina di Cortaccia saprà soddisfare questo vostro desiderio. Se invece amate solo Vini rossi possenti e “muscolosi”, proseguite comunque la lettura, non potete convivere sempre e solo con un esubero di tannini, alcol e vigore Enoico.

Quando i romani (intorno al 15 a.C.) risalirono verso Bolzano per conquistare la Rezia, trovarono delle culture vinicole esistenti da diversi secoli: è possibile che a quei tempi fosse già coltivata la Schiava, il cui nome tedesco “Vernatsch” è derivato dal latino “vernaculus”, che significa “indigeno”. Il nome Schiava Grigia pare derivi dal tipico velo grigiastro opaco che ricopre gli acini nella fase finale di maturazione.

Questo vitigno appartiene alla variegata famiglia della Schiava, all’interno della quale si differenziano da una parte quella Nera e dall’altra tre tipi di Schiava, denominate rispettivamente Grossa, Gentile e Grigia.

Vino: Alto Adige Doc Schiava Grigia 2016
Produttore: Cantina di Cortaccia
Vitigni: 100% Schiava Grigia
Titolo alcolometrico: 12,5%
Affinamento: alcuni mesi in botti grandi di legno
Prezzo in Enoteca: 11,50 euro

Rosso rubino scarico di bella trasparenza.

Il quadro aromatico, di buona intensità, si mostra inizialmente attraverso sentori di humus e geranio, a cui si aggiungono in seconda battuta note di rosa, viola, cenni di ciliegia e soffi mentolati.

In bocca è un esempio didascalico di equilibrio e garbo gustativo: ingresso delicato, media struttura, tannino setoso, delicato pseudo-calore alcolico. In grande spolvero il binomio acido-sapido che rende il sorso fresco, saporito e con un'ottima versatilità gastronomica intrinseca.

Questa Schiava Grigia altoatesina ci regala un Vino rosso che punta tutto su bilanciamento organolettico e facilità di beva. Assolutamente adatto a chi non ama Vini troppo strutturati e robusti, preferendo rossi con peculiarità che si avvicinano maggiormente a bianchi e rosati.

Chi adora Pinot Nero, Etna Rosso e Nebbioli di montagna tipo il Carema, credo possa entrare facilmente in sintonia con questa Schiava Grigia. Ovviamente sarà meno apprezzata da chi stravede per Amarone, Barolo, Brunello di Montalcino e Sforzato di Valtellina. Siccome non potete vivere di sola “potenza” organolettica, vi consiglio caldamente di aprire la mente e concedervi all’educato carisma Enoico di questa Schiava Grigia dell’Alto Adige.

Oltre a essere una costruttiva esperienza per i vostri sensi, sarebbe anche un edificante “bagno di umiltà” per chi si riempie la bocca e l’ego “esclusivamente” di nomi blasonati e roboanti: abbiamo in Italia una biodiversità così meravigliosa che è davvero un insulto al buon senso privarsi della ricchezza che madre natura ci ha donato.

Chi snobba e denigra a priori (con tanto pregiudizio) Vini/vitigni come Schiava, Grignolino, Dolcetto, Marzemino, Lambrusco (e moltissimi altri) ha semplicemente un problema con la propria superbia e con uno smisurato ego autoreferenziale: siete sempre in tempo almeno per una “redenzione” Enoica, scendete dal vostro piedistallo e unitevi al popolo di chi ama il mondo del Vino a tutto tondo.

A tavola sperimentate questa Schiava Grigia accanto a dei canederli in brodo, oppure con un tagliere di salumi e formaggi semi-stagionati. Provatela anche assieme a tagliatelle al ragù, ossobuco con purè di patate, pizza prosciutto e funghi, stinco di maiale al forno.

Voto: 85/100

Rapporto qualità/prezzo:
 

1 commento:

  1. Concordo con quanto scritto nell’ultima parte dell’articolo e lo dico per esperienza diretta. Quando per lavoro mi trovo a dover proporre dei vini, mi viene spesso fatta la domanda: ”Fammi provare qualche chicca!”.
    Finché si parla di Barolo, Brunello, Amarone, Chianti, Franciacorta, ecc…, nessun problema, tutti ricettivi e pronti anche a spendere grosse cifre, magari per fare un regalo.
    Quando invece cerco di proporre vini di alta qualità, di nicchia, ma molto meno conosciuti, vedo la perplessità sui loro volti e molti di loro, dopo un po’ che spiego e propongo, mi dicono che preferiscono andare sul sicuro. E comprano Barolo, Brunello, Amarone, ecc.
    E il sottoscritto è costretto ad arrendersi, come si dice, “il cliente ha sempre ragione”.
    Mi chiedo cosa costerebbe loro almeno provare e poi giudicare con il loro gusto, ma è una guerra persa.
    Alcuni sono più ricettivi per fortuna, ma la maggioranza spesso fa proprio cadere le braccia a noi addetti ai lavori.

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