venerdì 11 ottobre 2019

Viva il tappo a vite. Viva il tappo in vetro. Viva la “democrazia” Enoica (Parte 2)

Oggi proseguiremo il discorso iniziato la scorsa puntata per quanto concerne l'utilizzo dei tappi a vite o in vetro nella chiusura delle bottiglie di Vino. 
Vi pongo una domanda: "Secondo voi quanti sono i Produttori che vorrebbero iniziare l'utilizzo di questi tappi, ma hanno paura di farlo per i surreali e anacronistici pregiudizi di tanti clienti/consumatori?". 
Secondo me sono molti e stanno attendendo che altri loro colleghi facciano sempre più da apri-pista, per poi allinearsi progressivamente con la loro produzione Enoica. 

Questa mia idea non è campata per aria, ma è frutto dei tanti dialoghi avuti con i Produttori che hanno già adottato tali chiusure, i quali mi hanno esposto le enormi difficoltà incontrate per combattere pregiudizi e infondate ottusità dei loro clienti.

Durante le fiere ho chiesto spesso ai Produttori il loro parere sui tappi a vite e, tranne rari casi, la maggior parte non è contraria al loro utilizzo. Tuttavia giustificano il fatto di non usarli con frasi del tipo: "Il mercato non è ancora pronto", "Sono molto apprezzati all'estero, ma in Italia è prematuro", "Bisogna investire su una nuova linea d’imbottigliamento e ora non è il momento", "Ci sto pensando, ma vediamo prima come evolve il mercato", ecc.

A mio parere la parafrasi corretta che riassume tutte queste risposte è: "Vorrei tanto utilizzare anch’io tappi a vite o in vetro, ma ho paura di perdere clienti".

Posso comprendere questo timore, bisogna fare i conti con fatturato e utile, ma alla fine occorre avere il coraggio di esporsi, consci del proprio potenziale, affrontando con veemenza il muro del pregiudizio.
Per questo genere di battaglie l'unione fa la forza, occorre creare massa critica e muoversi con efficacia in una direzione comune.
Se attendiamo che il pregiudizio si plachi da solo, passerà ancora un secolo prima che qualcosa cambi.

Dico una cosa semplicissima: se come Cantina ho dei clienti storici che amano e apprezzano il mio Vino, non devo temere di perderli semplicemente per il cambio del tappo. Se sono così intellettualmente disonesti da valutare solo la forma e non la sostanza, allora occorre puntare verso una clientela più matura, più ragionevole, più obiettiva.

Io non smetto di andare in un ristorante che amo solo perché ha rifatto l'arredamento e non mi piace come quest'ultimo è stato studiato: se stimo cucina e servizio ci vado a prescindere.

Nel corso degli anni sono felice di osservare nelle fiere che pian piano sempre nuove Cantine introducono l'utilizzo di tappi a vite. E' una lenta crescita, ma è progressiva e costante, per cui sono assai fiducioso.

Intendiamoci, la strada per loro inizialmente è in salita, mi hanno raccontato aneddoti da far rizzare i capelli e che mostrano chiaramente come i livelli di pregiudizio rasentino lo squallore e la "non onestà" intellettuale.

Però questi Produttori, che vien voglia di definirli "coraggiosi", alla lunga la stanno spuntando e parallelamente matura una clientela che impara a valutare il Vino nella sua essenza qualitativa reale.

Una clientela, tra l'altro, che è stufa ciclicamente di gettare Vino (e soldi) per colpa di TCA e ossidazioni varie.

Chi disdegna a priori un Vino per il tappo della sua bottiglia dimostra di avere davvero poco rispetto per il lavoro del Produttore che ha fatto quella scelta.

Vorrei vedere cosa direbbero quelle stesse persone se vedessero un loro lavoro scartato solo per il tipo di custodia/cartelletta con cui l’hanno consegnato al capo o al titolare. Meriterebbero di essere valutati con lo stesso metro di giudizio, forse poi aprirebbero la mente e denigrerebbero di meno.

Personalmente voglio portare avanti questa piccola battaglia e non importa se perderò dei lettori. Preferisco averne di meno, ma che abbiano un approccio al Vino più democratico, pragmatico e non fazioso.

Odio le diatribe fra Vino convenzionale e naturale, odio le diatribe fra produttori piccoli e grandi, odio le diatribe fra "eno-italiani" ed "eno-francesi", odio tutte le diatribe nel mondo del Vino che vedono "fazioni" scontrarsi senza la voglia di ascoltarsi e capire.

Tappi in sughero, tappi in materiali sintetico, tappi a vite, tappi in vetro devono coesistere, possono coesistere e il giudizio deve basarsi solo ed esclusivamente sulla bontà del lavoro Enoico, ovvero la qualità organolettica di quel "nettare" che si chiama Vino.

Se un Produttore intende adottare un tappo diverso dal sughero, non deve aver paura di fare tale scelta. E' assurdo che possa aver paura. Sosteniamoli.

Noi rispettiamo chi decide di usare solo il sughero: venga però rispettato chi compie scelte diverse.

Questo concetto si chiama semplicemente “democrazia”.
 
 
Daniele Sala
(Sommelier AIS)
 
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4 commenti:

  1. Produttore che usa il tappo a vite12 ottobre 2019 alle ore 12:26

    Scusate se rimango dell’anonimato, ma non vorrei subire ritorsioni commerciali per quanto dirò.
    Sono un piccolo produttore che da alcuni anni ha deciso di introdurre il tappo a vite su quasi tutta la mia produzione di vino, ho escluso solamente per ora un paio di rossi affinati in legno.
    A distanza di anni posso fare un piccolo ma significativo bilancio sulle vendite. All’estero il mio fatturato è rimasto mediamente invariato dopo l’introduzione del tappo a vite, anzi è leggermente incrementato.
    Purtroppo il tasto dolente è sulle vendite in Italia, dove mediamente ho perso un 10/15% di fatturato, quasi totalmente attribuibile al cambio di tappo. Sono sicuro di questo perché alcuni clienti me l’hanno detto chiaramente.
    Ciò è molto avvilente, io non ho mutato l’amore, la fatica e l’impegno con cui quotidianamente produco il mio vino.
    Ho notato questo fenomeno anche fra i clienti privati che vengono direttamente in cantina a fare acquisti. Quelli stranieri sono felici di vedere il tappo a vite e comunque acquistano il vino secondo il loro gusto, prescindendo nella scelta dal tipo di chiusura.
    Mentre quando arrivano alcuni clienti italiani, storcono il naso appena notano che verso il vino nel calice da una bottiglia col tappo a vite. Subito dopo partono con il loro elogio al sughero e, al momento dell’acquisto finale, chissà come mai, comprano esclusivamente gli unici vini che produco col tappo in sughero, evitando totalmente gli altri. Anche se durante la degustazione dicono di apprezzarli. Che curiosa coincidenza.
    Detto tutto questo, sono felice della mia scelta, proseguirò con forza e invito i miei colleghi a fare altrettanto se ne hanno l’intenzione. Per ora riesco a far fronte a questo calo di vendite in Italia, sono sicuro che alla lunga sarò ripagato.
    Di sicuro posso dire una cosa, da quando ho introdotto il tappo a vite, su quei vini ho ovviamente azzerato le contestazioni di clienti e ristoratori per quanto riguarda il sentore di tappo. Ciò significa tanti problemi in meno e anche un risparmio.

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    1. Grazie per averci raccontato la tua esperienza.
      Un consiglio che posso darti è quello di comunicare sempre più la tua azienda e la filosofia Enoica sui social media .... ci sono molti detrattori del tappo a vite ... ma anche una fetta sempre più crescente di appassionati che ne apprezza l'utilizzo.
      Fatti conoscere sui social e raccontati.

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  2. Oggi nel pianeta vino esistono due frange estremiste con cui spesso è difficile avere un confronto pacifico e costruttivo:
    - i vinveristi (sostenitori accaniti del vino naturale. Sempre e solo)
    - i sugheristi (sostenitori accaniti del tappo in sughero. Sempre e solo)
    Con entrambe le categorie ho alzato bandiera bianca da tempo, impossibile con molti di loro avere un confronto ragionevole. Non vale per tutti, ma la tendenza è quella.

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  3. Personalmente spezzo una lancia a favore dei tappi in silicone, fanno contenti un pò tutti.
    Preservano la ritualità di apertura della bottiglia adorata dai fans del tappo in sughero e inoltre si evitano problemi legati al tricloroanisolo, accontentando i fans del tappo a vite.

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